Archivio Giorgio Scerbanenco

L’Archivio Giorgio Scerbanenco presso la Biblioteca Comunale di Lignano Sabbiadoro

 

La dott.ssa Cecilia Scerbanenco, figlia dello scrittore Giorgio Scerbanenco, nell’intento di rendere accessibile agli studiosi il materiale contenuto nell’archivio paterno, ha affidato in deposito alla Biblioteca Comunale di Lignano Sabbiadoro l’archivio dello scrittore.

Ricordando che il celebre autore di gialli, caposcuola del genere noir in Italia e punto di riferimento per molti scrittori contemporanei, scelse Lignano Sabbiadoro come luogo di ispirazione per le trame di romanzi e racconti, frequentò assiduamente la località e poi vi fissò anche la propria residenza, il 10 agosto 2011 l’Amministrazione Comunale ha intitolato a Giorgio Scerbanenco una sala del Centro Civico/Biblioteca Comunale, in occasione della ricorrenza del centenario dalla nascita dello scrittore.

In questa sala sono collocati i documenti dell’archivio personale di Giorgio Scerbanenco, comprendente i suoi romanzi, i manoscritti e dattiloscritti originali dei romanzi con le correzioni a penna, gli articoli, le ricerche, gli appunti di lavoro.

I materiali dell'Archivio Giorgio Scerbanenco possono essere consultati dagli studiosi accreditati presso la Biblioteca Comunale.

Tutti i diritti d’Autore relativi al materiale costituente il Fondo ed il loro sfruttamento restano di proprietà di Cecilia Scerbanenco e Germana Scerbanenco.

 

 

GIORGIO SCERBANENCO

 

BIOGRAFIA


Giorgio Scerbanenco nacque a Kiev nel 1911, il 28 luglio, secondo l’antico calendario ortodosso, che corrisponde al 10 agosto del nostro. Suo padre, Valeriano, è un intellettuale, discendente di una famiglia di proprietari terrieri, uno studioso di latino e greco. Proprio i suoi interessi culturali lo portano a Roma, dove conosce la futura madre dello scrittore, Leda Giulivi, una giovane donna vivace e curiosa, appartenente a una famiglia della borghesia romana.

Scerbanenco passa così la sua infanzia tra Kiev e Roma, dove resterà bloccato insieme alla madre dallo scoppio della prima guerra mondiale e poi dalla rivoluzione d’ottobre.
Quando lo scrittore ha appena otto anni, la madre lo porta con sé in un avventuroso viaggio verso Kiev, in cerca del marito del quale non hanno più notizie. Purtroppo, Valeriano è morto durante la rivoluzione e a Leda e a suo figlio non resta che affrontare un altro viaggio difficile per tornare a casa, a Roma.

Qui lo scrittore passa anni felici, fino a quando la madre non decide di trasferirsi a Milano, dove già vive un fratello, sperando così di assicurare un avvenire migliore al figlio. Giorgio Scerbanenco ha 16 anni e il primo incontro con la città non è facile. Svolge diversi lavori, anche manuali, sempre però studiando da autodidatta nelle biblioteche, in particolare quella di Brera.

Proprio a Brera incontra alcuni futuri protagonisti del mondo editoriale e culturale milanese che lo aiutano a farsi conoscere. Dopo i primi racconti, i primi articoli e poesie usciti su riviste minori, nel 1934 riesce a pubblicare un suo racconto, “Pentimento”, su Piccola, rivista della Rizzoli.

Da lì in poi, grazie al suo talento, la carriera di Scerbanenco è rapidissima.
Nel periodo dal 1934 al 1943 collabora con quasi tutte le riviste di Rizzoli; tiene una posta con le lettrici, sotto lo pseudonimo di Luciano, su Grazia. Per la Mondadori pubblica anche la prima serie di romanzi gialli con protagonista Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston (tradotto subito in Svizzera). Ancora per Rizzoli o per altre case editrici pubblica altri romanzi; nel 1942 inizia a collaborare stabilmente con l’edizione pomeridiana del Corriere della Sera, sempre con racconti, romanzi a puntate ed elzeviri.

Dopo l’8 settembre del 1943, come buona parte della redazione del Corriere, Scerbanenco ripara in Svizzera, dove però continua la sua attività di giornalista su piccole testate locali.
Le opere di questo periodo riflettono la difficile condizione psicologica dell’autore; se da un lato le opere “pubbliche” sono insolitamente moralistiche, quelle private, i racconti e i romanzi che Scerbanenco scrive a mano su blocchetti di carta sono violenti e angosciosi.

Quando torna a Milano, a fine aprile del 1945, lo scrittore riprende immediatamente a lavorare: anzi, l’editore Rizzoli lo lega a sé con un contratto di esclusiva. Gli affida la condirezione di Novella, allora una rivista letteraria rivolta a un pubblico femminile, e la creazione di una nuova rivista, Bella, ancora con racconti ma con più pagine dedicate alla moda e all’attualità. Su Annabella, con il nome di Adrian, inizia una fortunatissima posta con le lettrici, che accompagna quella su Novella (La posta di Valentino) ripresa già nell’agosto del 1946.

Proprio questo continuo, affettuoso contatto con le lettrici fa di Scerbanenco uno dei più amati scrittori di romanzi “rosa” del periodo, tanto che Liala stessa, in una sua lettera, lo definisce il proprio rivale. Tra il 1945 e il 1964, scrive decine di romanzi e centinaia di racconti che parlano senza illusioni della vita delle donne: ragazze ingannate, ragazze povere decise a tutto pur di uscire dalla miseria, donne deluse dal matrimonio, donne in fuga da situazioni familiari insostenibili.
A questi, va aggiunto tutto il suo lavoro di giornalista e direttore: le uscite settimanali di Novella e Bella, ironici e profondi articoli di galateo e attualità per il pubblico femminile.

Sul finire degli anni '50, durante un viaggio di lavoro lungo la via Romea, che segue la costa adriatica da Ravenna e le foci del Po, giunge per caso a Lignano, all'epoca un piccolo e poco conosciuto centro balneare.
Se ne innamora a tal punto che vi ambienterà diversi suoi romanzi e, dal marzo 1965, vi trasferirà la residenza da Milano.

Nei primi anni ‘60, forte del successo che ha come scrittore “rosa” decide di tentare un genere, quello del romanzo d’investigazione ambientato in Italia, all’epoca quasi inesplorato.
Il personaggio che crea, Duca Lamberti, medico radiato dall’albo per eutanasia, consulente “informale” della polizia, ha un successo enorme. Dopo l’uscita del primo romanzo del ciclo, “Venere privata”, nel 1966, Scerbanenco può dedicarsi solo al genere “nero”, abbandonando la direzione delle riviste.

Riceve richieste di collaborazione da molte testate, tra le quali La Stampa, Oggi, Bolero, e, unico scrittore italiano, vince per due volte di seguito il Gran Premio per la letteratura Poliziesca di Parigi, nel 1967 e ‘68.
Arrivano anche molte proposte dal cinema: partecipazione alle sceneggiature dei film tratti dai suoi romanzi; soggetti originali per la televisione. Scerbanenco si appassiona così tanto al cinema che pensa di ritornare a vivere a Roma.

Purtroppo, a fine ‘68 si manifestano i sintomi di una grave malattia che lo porta alla morte nell’ottobre dell’anno successivo.

Cecilia Scerbanenco                            © riproduzione vietata
 


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